La maggior parte dell’area urbana di Pompei è occupata dall’edilizia privata, pertanto la città costituisce uno straordinario punto d’osservazione per la conoscenza della casa romana e delle sue trasformazioni nel corso del tempo.
La tipologia di abitazione diffusa tra le classi più elevate era la domus, che talvolta poteva raggiungere dimensioni anche ragguardevoli (circa 3000 mq). La domus presentava uno schema definito nei suoi elementi principali. Dalla porta d’ingresso si accedeva ad un corridoio che immetteva nell’atrio, l’ampio cortile attorno al quale si disponevano i vari ambienti: le stanze da letto (cubicula), i vani di servizio, le stanze da pranzo (triclinia) e da soggiorno.
Al centro del cortile si trovava una vasca (impluvium) per la raccolta dell’acqua piovana, che entrava da un’apposita apertura sul tetto (compluvium) da cui proveniva anche l’illuminazione dell’ambiente. Dall’impluvium l’acqua passava in una cisterna sottostante, da dove veniva attinta per gli usi domestici. In asse con l’ingresso era il tablinum, la sala di ricevimento affacciata sull’atrio che poteva essere chiusa da una tenda o da un tramezzo.
A partire dal II secolo a.C. il progressivo adeguamento ai modelli ellenistici comportò una moltiplicazione degli ambienti, così il primitivo giardino (hortus) della casa italica venne circondato da un portico a colonne, il peristilio, sul quale si affacciavano i vani di soggiorno. Queste abitazioni erano spesso dotate di ricchi apparati decorativi con pareti affrescate a colori vivaci.
Le famiglie meno abbienti vivevano invece in case decisamente più piccole e con una disposizione planimetrica molto meno articolata.

Al di fuori della città, in campagna e lungo le coste, in epoca romana il paesaggio era caratterizzato dalla presenza delle ville, che potevano essere di diverso tipo. La villa urbana (o villa d’otium) aveva una funzione prevalentemente residenziale ed era di solito dotata di portici e di ambienti destinati al soggiorno e al ristoro sontuosamente allestiti, spesso immersi all’interno di vasti giardini ornati da sculture e fontane. In genere queste ville erano disposte su terrazze naturali o artificiali (basis villae) in posizione panoramica oppure alle pendici di rilievi collinari. In prossimità del mare potevano essere provviste di vasche ed impianti per l’allevamento di pesci e molluschi.
Al contrario la villa rustica, simile nella concezione alle moderne fattorie, aveva una pianta semplice con ambienti disposti intorno ad un porticato centrale e si distingueva per la presenza dei locali adibiti alle attività produttive e di ampi spazi per l’immagazzinamento delle merci.
In molti casi, tuttavia, si riscontra la convivenza nello stesso edificio di elementi appartenenti ad entrambe le tipologie, per cui accanto ai ricchi quartieri residenziali si sviluppano estesi settori produttivi, come accade ad esempio nella Villa dei Misteri a Pompei.