La casa, una delle più grandi della città con un’estensione di 2700 mq, occupa quasi un isolato e raggiunse tale estensione grazie al progressivo inglobamento di varie proprietà. Questa complessa vicenda edilizia ha determinato lo sviluppo di una pianta irregolare, con due atri e tre peristili, che costituiscono la parte più ricca e sontuosa della dimora. Il peristilio centrale presenta una piscina intorno alla quale vi erano sculture in bronzo di un cinghiale assalito da due cani, un leone, un cervo e un serpente tutti dotati di getti di fontana che creavano scenografici giochi d’acqua, secondo i modelli in voga nelle più ricche ville vesuviane.
La casa raggiunse l’estensione oggi visibile nel I sec. a.C. e deve il suo nome al ritrovamento di una statua in bronzo di Apollo che suona la cetra. Apparteneva a membri della potentissima famiglia dei Popidii, come suggerito dai graffiti e dalle iscrizioni elettorali nella casa.


Data di scavo: 1853-1861; 1872; 1929; 1933.