Di particolare interesse per le più antiche fasi di vita di Pompei e per l’urbanistica del quartiere prossimo al foro è la scoperta di una strada, seppellita sotto i pavimenti del portico occidentale del santuario, composta da una fitta successione di battuti e da un tratto del muro est di contenimento con più fasi di riattamento. I livelli più antichi sembrano rimontare ancora all’orientalizzante recente, con un’assenza nella manutenzione della strada e un arresto nel suo lento comporsi che copre i decenni compresi all’incirca tra il secondo quarto del V a.C. e la metà del secolo successivo.
La via, e i materiali architettonici provenienti da livelli di giacitura secondaria, permettono di ricostruire un santuario arcaico dominato da un tempio decorato da maestranze cumane. Esso integrava tufo, legno e terracotta in un edificio di respiro monumentale, purtroppo noto solo per disiecta membra. Posto al centro di una corte, forse nella stessa posizione del tempio più tardo, bordato a ovest dalla nuova strada, verso est si attestava su di uno spazio che crediamo sia fin d’ora quello della piazza cittadina, ma nulla è ancora emerso del limite arcaico tra i due complessi a causa di incisive opere di ridefinizione monumentale.
Un’ampia platea di terreno, realizzata a scapito di testimonianze più antiche, rappresentò l’intervento preliminare alla costruzione di un muro di recinzione nel corso del III secolo a.C., accompagnato e infine sostituito dalla edificazione di un complesso di tabernae (fine III- inizi II a.C.) aperte sul foro, il cui muro di fondo, intercettato in più punti nel corso dell’ultimo scavo, costituiva anche il limite tra santuario e piazza pubblica.