La casa, una delle più eleganti abitazioni di età imperiale, è organizzata intorno allo scenografico peristilio con giardino del raro tipo rodio, con un lato cioè munito di colonne di maggiore altezza sormontate da un frontone, che conferiva un’aura di sacralità agli ambienti che vi si affacciavano. Tra questi va menzionato il grande salone di rappresentanza, caratterizzato da pregiate pitture a soggetto mitologico e munito di un pavimento mosaicato con rosone centrale secondo una moda dell’epoca di Augusto.
La religiosità del peristilio è sottolineata anche dalla presenza di ben due luoghi di culto: un’edicola ed un sacello. L’edicola del larario è destinata al culto domestico tradizionale, mentre il sacello particolare, destinato al culto delle divinità egizie ritratte nei dipinti: Anubi, dio dei morti con testa da sciacallo,Arpocrate, dio bambino figlio di Iside, la stessa Iside ed infine Serapide, dio guaritore. Accanto vi sono oggetti del culto isiaco, di cui il proprietario era forse un sacerdote.
Il giardino, in una sorta di collezione museale, era decorato da rilievi e sculture in marmo, alcuni dei quali sono originali greci. Il nome della casa si deve agli Amorini incisi su due medaglioni d’oro che ornano un cubicolo del portico. Graffiti e un anello-sigillo indicano il proprietario in Cnaeus Poppaeus Habitus, imparentato con Poppea Sabina seconda moglie di Nerone.
Data di scavo: 1903-1905.