(Insula 13, civici 1-3) Il proprietario di questa casa, C. Iulius Polybius, a cui si riferiscono le iscrizioni sulla facciata e nelle adiacenze, faceva parte dell’amministrazione della città. A lui fa riferimento anche il sigillo bronzeo, rinvenuto nell’armadio collocato nel peristilio, e un’iscrizione di buono auspicio, posta davanti ad un’edicola dedicata ai Lari. La casa risale al II secolo a.C. e presenta una facciata dipinta in primo stile con alte porte decorate da cornici a dentelli. In asse con una di queste, fu dipinta una finta porta a sinistra del tablino, presso la quale furono trovate numerose anfore e cumuli di calce, che rappresentano la testimonianza di lavori in corso al momento dell’eruzione Si trattava di una domus appariscente e con una planimetria insolita rispetto alle altre case di Pompei. Il peristilio era decorato a fondo bianco con nature morte e maschere. Su di esso si affacciava il triclinio caratterizzato da un soffitto nero a cassettoni e dalle pareti interamente affrescate, dove, su una di queste, è rappresentata la scena del supplizio di Dirce. La stanza era sbarrata da una serratura in bronzo, che era stata posta per nascondere un tesoro: una statua bronzea di Apollo, un vaso con raffigurazioni mitologiche e una grande vaso bronzeo del V secolo a.C., oggetto d’antiquariato. Inoltre, è stato ritrovato il ricco mobilio che arredava la stanza dedicata al banchetto. La vista si apriva su un giardino, dove sono stati eseguiti i calchi di cinque grandi alberi da frutto, tra cui due fichi.

Data di scavo: 1912-1913; 1964-1970.