Questo impianto produttivo era destinato al lavaggio dei panni e alla sgrassatura dei tessuti appena filati, e venne costruito nell'ultima fase di vita della città trasformando la struttura di un’originaria casa ad atrio. Al centro dell’atrio, al posto dell’impluvio, venne collocata una grande vasca, mentre al posto del precedente compluvio venne realizzato un lucernaio per sfruttare la parte superiore come terrazza per l’asciugatura dei panni. Altre vasche furono collocate nel giardino nella parte retrostante della casa.

Quando gli scavatori portarono in luce la fullonica (lavanderia), presso l’ingresso si rinvenne uno scheletro che recava con sé un gruzzolo di monete. Si suppose che si trattasse di Stephanus, proprietario della fullonica noto tramite iscrizioni elettorali, il quale, cercando di sfuggire con gli ultimi incassi, morì durante l’eruzione del 79 d.C. I collaboratori di Stephanus, quasi tutti schiavi, dovevano calpestare per ore tessuti e panni in un liquido contenente urina animale e umana, raccolta in vasi posti lungo le strade e funzionale a trattare i tessuti.

La fullonica è stata oggetto di grandi lavori di consolidamento delle strutture murarie e di restauro degli affreschi, terminati nel 2015. Nella cucina è stato riproposto l’originario allestimento voluto dal direttore degli scavi Spinazzola nel 1916, con la griglia in ferro per la carne ancora appesa alla parete e il vasellame necessario per la preparazione e la cottura degli alimenti, come pentole e treppiedi, disposto sul bancone.

Data di scavo: 1912-1913.