Il Tempio di Iside apparve agli scavatori quasi intatto nella decorazione e negli arredi, contribuendo in maniera decisiva a far conoscere Pompei nel mondo. Il culto antichissimo della dea egizia si diffuse in tutto il Mediterraneo a partire dal III secolo a.C.; era un culto misterico, cioè riservato agli iniziati. Il mito narra le vicende di Iside che recuperò le parti dello sposo Osiride, ucciso e smembrato da Seth, che ricompose e gli ridiede vita con le sue arti magiche divenendo così la divinità dispensatrice di vita. Il culto era particolarmente diffuso tra i ceti bassi di Pompei, proprio per il messaggio di speranza di una vita oltre la morte. Al centro di un cortile porticato si trova il tempio su alto podio; nello spazio antistante stanno l’altare, la fossa per lo scarico delle offerte ed un piccolo edificio (purgatorium) al cui interno una scala porta al bacino cui attingere l’acqua per le offerte, che si diceva fosse alimentato direttamente dal Nilo. Alle spalle del tempio un’ampia sala era dedicata alle riunioni degli iniziati (ekklesiasterion), mentre in una più piccola (sacrarium) erano visibili pitture che narravano episodi del mito della dea.
Mozart, che visitò Pompei nel 1770 con il padre Leopold, rimase così colpito dal tempio che questo ispirò le scenografie della prima rappresentazione del “Flauto Magico” a Vienna, nel 1791.
Tutti gli arredi e le statue sono esposti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ma è possibile rivivere in parte l’effetto originario grazie alla ricollocazione in situ di copie sia degli affreschi che delle statue e degli oggetti nella loro posizione di rinvenimento.
Nell’ekklesiasterion il visitatore può inoltre assistere ad un filmato che racconta come si svolgevano le celebrazioni in onore della dea.
Data di scavo: 1764; 1958-1959 e 1988-1991.