(Insula 4, civici 5.10.18) Il più grande degli impianti termali della città, esteso su un intero isolato della IX regio, era in costruzione al momento dell’eruzione, in conformità alle innovazioni introdotte nell’architettura termale nei nuovi complessi costruiti a Roma, come le terme di Nerone.
L’eruzione ha conservato il cantiere in uno stato incompiuto, ma l’ambizioso progetto si intuisce già nella facciata che dà sul cortile. Le Terme si collocano all’incrocio tra via di Nola e via Stabiana, ma l’ingresso principale si apre su via di Nola al civico 18, tramite il quale si accedeva direttamente alla palestra. Le sale termali si dispongono secondo la sequenza di apodyterium, frigidarium, tepidarium e laconicum, un vano a cupola con quattro absidi, destinato ai bagni di aria calda e secca. Al laconicum segue il calidarium, le cui pareti sono scandite da una serie di nicchie rettangolari e semicircolari, che avrebbero dovuto ospitare stucchi e statue marmoree. Si legge, infatti, uno stato di incompiutezza ovunque: le vasche mancano del rivestimento marmoreo; sparsi nei diversi ambienti sono numerosi elementi architettonici, quali capitelli e colonne, che erano ancora in fase di lavorazione da parte di maestranze che lavoravano sul posto. Probabilmente essi erano destinati al portico della palestra. Colpisce la presenza di numerose finestre che avrebbero dato agli ambienti un aspetto luminoso e all’occorrenza ben aerato. A differenza degli altri complessi termali presenti in città,manca la separazione tra il settore femminile e quello maschile, per cui si si suppone che fossero previste fasce orarie diverse per donne e uomini.
Data di scavo: 1817; 1836; 1877-1878.