L’atrio costituisce il perno della casa che, a causa del condizionamento dello spazio edificabile, presenta un impianto poco canonico ed è priva del consueto giardino. In asse con l’ingresso un piccolo vano al posto dell’abituale tablino è affrescato con un quadretto centrale raffigurante il mito di Narciso. Sullo stesso lato si apre una nicchia che costituisce il larario domestico con la raffigurazione del Genio familiare intento al sacrificio e dei due serpenti benauguranti disposti ai lati dell’altare votivo.
Nell'abitazione si rinvenne un raro tavolo avente come supporto una sfinge egiziana bronzea, ora esposto al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, oltre ad un gran numero di strumenti bronzei, tra cui 120 ami da pesca. Il nome della dimora deriva dal quadretto affrescato di Ercole stante presso un altare, quest’ultimo generalmente identificato con l’Ara Massima fondata dall'eroe a Roma, in cui forse in realtà è da riconoscere Ercole e Admeto davanti al sepolcro di Alcesti.
Data di scavo: 1903.