Dell’edificio è stato riscontrato il riuso nella sua seconda fase a partire dallo scavo come uno dei primi depositi archeologici che sono nati spontaneamente.
Il cantiere realizzato è da considerarsi straordinario per vari aspetti: in primis ha rappresentato l’occasione per il Parco di restituire alla comunità un monumento sconosciuto ai più, uno dei primi depositi storici del Novecento e noto soprattutto per la suggestiva presenza del patrimonio di reperti ossei antichi, conservati in armadiature lignee, oltre materiali di grandi dimensioni come fistule, bacili e anfore. L’altra ragione di straordinarietà risiede negli esiti dell’intervento eseguito che ha reso possibile “scoprire” superfici dipinte a noi sconosciute a causa delle spesse concrezioni depositate anche in antico che, prima del restauro, ne obliteravano l’eccezionale policromia rendendole pertanto, per lungo tempo ai nostri occhi come intonaci di poco pregio.