Più che le lettere di Plinio il Giovane, nipote di uno dei più grandi ‘scienziati’ di quei tempi, Plinio il Vecchio (il quale pure nella sua Storia Naturale racconta di Ermafroditi e Centauri come fatti veri), è forse la descrizione di Cassio Dione, presa da una fonte ignota a noi, a darci un’idea di come la gente comune percepisse la catastrofe (66, 23): “Così giorno si trasformò in notte e luce in oscurità. Alcuni pensavano che i Giganti fossero risorti in rivolta (poiché a quel tempo molte delle loro figure si discernevano nel fumo e in più si sentiva il suono di trombe), mentre altri ritenevano che il mondo intero si stesse riducendo in caos e fuoco”.
Quello che segue rappresenta, come da prassi nell’E-Journal degli Scavi di Pompei, un primo inquadramento scientifico di un ambiente recentemente indagato nella Regio IX, all’interno del quale sono state trovate due vittime dell’eruzione. Speriamo comunque che tra le righe di questo testo, necessariamente sintetico e preliminare, si percepisca anche il senso di umanità e responsabilità che si impone a chi ha il privilegio di fare ricerca a Pompei.