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La casa come palcoscenico. Il complesso termale e conviviale recentemente scoperto nell’insula IX-10 a Pompei

“Crederesti di avere davanti un coro di pantomimi, non il triclinio di un padre di famiglia” (“pantomimi chorum, non patris familiae triclinium crederes”, Petron., 31, 7). È quello che si dice nel Satyricon della sala da banchetto, nella quale il ricco liberto Trimalcione celebra la sua famosa cena, ambientata in una città campana di I secolo d.C. e dunque culturalmente non lontano dalla realtà di Pompei prima dell’eruzione del 79 d.C.
Gli scavi in corso nell’insula 10 della Regio IX (Amoretti et al. 2023; Zuchtriegel et al. 2024 a; Zuchtriegel et al. 2024 c), hanno portato alla luce un complesso termale, connesso con una grande sala per banchetti, il cosiddetto salone nero (Zuchtriegel et al. 2024 b), che fa intuire fino a che punto la casa romana potesse diventare un vero e proprio palcoscenico per le celebrazioni di sontuosi banchetti, che nella società di allora avevano una funzione che non si limitava a ciò che oggi definiremmo ‘privata’ in senso stretto (cfr. a tal proposito Wallace Hadrill 1994).

La domanda che sorge spontanea se osserviamo le strutture messe in luce all’interno della grande domus oggetto del presente studio è, infatti, se sia plausibile immaginare un uso ‘privato’ per un impianto termale di notevoli dimensioni e una sala per banchetti di capienza non meno sorprendente.
Anticipiamo già qui che di ‘privato’ si può parlare, ammesso che intendiamo tale termine all’interno della cornice delle esigenze dell’elite pompeiana, impegnata continuamente in affari e partite politiche che richiedevano la creazione e il mantenimento di una cerchia ampia di clientes e di amici (nel senso antico, cfr. Baltrusch, Wilker 2015).

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