Il fronte dell’Insula Meridionalis si sviluppa a coprire un dislivello di oltre 30 m. con un andamento a doppia curvatura lungo oltre 450 metri dalla terrazza di Villa Imperiale alle Terme del Sarno e dalla Casa di Aelio Magno alla Casa di Giuseppe II, al Foro Triangolare compreso. La complessità morfologica e storica degli insediamenti, delle strutture e degli ambienti si riverbera nella multiforme varietà di materiali e di tecniche costruttive sia messe in campo in antico sia negli interventi moderni di scavo e restauro, parti anch’essi di quella storia e di quella complessità.
I segni dei terremoti che si susseguirono nel corso del I sec. d. C. e quelli dello sciame sismico che dovette precedere l’eruzione sono presenti e ben visibili nel corpo vivo delle architetture come lo sono gli stravolgimenti che queste subirono per effetto, prima della pioggia di ceneri, lapilli e altri materiali vulcanici e poi delle ondate dei flussi piroclastici che travolsero e seppellirono la città.
I segni delle attività organizzate dai due Curatores restituende Campaniae voluti dall’Imperatore Tito per coordinare gli aiuti alle popolazioni colpite dalla tragedia e che si risolsero soprattutto nella spoliazione -durata per quasi un anno- dei materiali di pregio conservatisi sotto la coltre eruttiva sono forse visibili in alcune tracce di attività edile antica e nei cumuli di schegge marmoree rinvenute negli scavi oggi in corso nell’ambito del grande cantiere di messa in sicurezza dell’Insula Meridionalis.
Già pochi decenni dopo l’evento, comunque, la vegetazione riconquista e restituisce alla vita la coltre minerale trasformandola in un fertilissimo pianoro in cui l’agricoltura richiama fin da subito almeno sporadiche frequentazioni poi insediamenti stabili almeno dall’epoca tardoantica. Gli scavi della seconda metà del Settecento trasformano quel paesaggio agricolo e dove si scava, lì vicino si depositano i grandi cumuli di terra che in pochi decenni trasformano completamente il fronte esterno all’Insula Meridionalis. Agli inizi del Novecento la terra proveniente dagli scavi del Tempio di Venere dal 1852 al 1898 ricopre per metri gli strati cineritici dell’eruzione, modificando completamente il paesaggio circostante fino agli scavi del 1937 e ai vastissimi sterri degli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento che liberano quasi completamente il fronte ridisegnandone l’aspetto e offrendolo all’interpretazione degli studiosi. Anche in questo caso l’immagine interpretata di Pompei si offre al gusto della coeva cultura europea e gli studi di Ferdinand Noack sulle case a terrazza del margine meridionale della città antica a partire dal 1912, poi completati e pubblicati vent’anni più tardi da Karl Lehmann-Hartleben con ipotesi ricostruttive degli edifici che influenzarono e furono a loro volta influenzate dall’estetica contemporanea centroeuropea della Neue sachlichkeit e del Neues Bauen rappresentano l’applicazione di un metodo storiografico basato sull’indagine analitica quale strumento di studio della storia dell’insediamento, dello sviluppo sociale, dell’architettura antica.
La complessità, quindi, della stratificazione cronologica e della morfogenesi di questi insiemi naturalistici, geologici, archeologici, architettonici e paesaggistici, i riferimenti storici, sociali, culturali plurimi e sovrapposti che si stratificano nell’Insula Meridionalis sono tali da richiedere, nell’intervento di messa in sicurezza e restauro che è stato avviato in questi mesi, la messa in campo non solo di quella molteplicità di competenze professionali e scientifiche che rappresenta la caratteristica dei grandi cantieri di Pompei, ma anche di una multiforme organizzazione della comunicazione e disseminazione dei dati documentari e scientifici prodotti da quelle stesse competenze affinché ciascun operatore nel cantiere possa avvalersene per supportare e alimentare le scelte operative che lo stesso cantiere impone quotidianamente.
La filosofia di intervento che sta alla base del cantiere di messa in sicurezza dell’Insula Meridionalis –cantiere che avrà una durata di quattro anni a fronte di un investimento di oltre 22 milioni di euro a base di appalto- vede la priorità della conoscenza come strumento primario di ogni scelta conservativa che, nella sua consapevolezza, determina poi la valutazione e il giudizio di ogni singolo elemento restituito dalla storia, così da metterne in campo gli interventi di conservazione, fruizione e valorizzazione. Nella considerazione di un arco cronologico che si sviluppa dal 2024 all’VIII secolo a.C. ciascuno degli elementi già presenti o rinvenuti con lo scavo archeologico, ha la medesima importanza conoscitiva e fondamentali nelle scelte conservative sono considerati anche gli elementi “immateriali” dei segni dei tempi e degli eventi che le strutture hanno subito: le deformazioni, gli strappi, i crolli, i disequilibri subiti a causa dei terremoti, dell’eruzione, dei bombardamenti sono anch’essi segni tangibili della lunga vita delle strutture e sono loro per primi a testimoniare e a ricordare la drammaticità degli eventi che hanno segnato la storia della città e dei suoi abitanti, a riportarci agli occhi nella tragica fascinazione delle deformazioni conservate e protette, il dramma della storia.
Paolo Mighetto
Referente topografico: Regio VIII, Insulae 1-2-7
Intervento di Messa in sicurezza, consolidamento e restauro dell’Insula Meridionalis, dal Tempio di Venere al Foro Triangolare di Pompei Scavi. Regio VIII, Insulae 1, 2 e 7
Direttore Generale
Gabriel Zuchtriegel
Responsabile Unico del Procedimento
Vincenzo Calvanese
Direttore dei Lavori
Paolo Mighetto
Progettazione
Progettazione:
RPA: arch. Enrica Rasimelli con ing. Marco Rasimelli, arch. Omar Cristallini, ing. Valentina Brasili, rest. Laura Zamperoni, geom. Mirko Billi, dr.ssa archeol. Dora Cirone, dr. archeol. Marco Menichini, arch. paes. Radoje Milosavljevic, dr. geol. Stefano Piazzoli, ing. Dino Bonadies, ing. Vincenzo Pane, ing. Daniele Azzaroli, ing. Nicola Arcelli, arch. Maurizio Cirimbilli, ing. Leonardo Ciarapica.
Ing. Giovanni Cangi
Arch. Daniele De Angelis
Ufficio di Direzione dei Lavori
Paolo Mighetto (Direttore dei Lavori)
Luigi Guarino (Provv. OO.PP. Campania. Coordinatore della Sicurezza)
Teresa Argento (D.O. restauratrice)
Maurizio Bartolini (D.O. Paesaggio e Giardiniere d’Arte)
Raffaele Martinelli (D.O. architetto)
Antonino Russo (D.O. archeologo)
Paola Sabbatucci (D.O. restauratrice)
Giuseppe Scarpati (D.O. archeologo)
Alessandra Zambrano (D.O. ingegnere)
Vincenzo Pagano (Ispettore di cantiere)
Maria Pia Amore (supp. al RUP e al DL)
Maria Carmela Lombardo (supp. al RUP e al DL)
Anita Bianco (supp. al RUP e al DL)
Jlenia Graziuso (supp. al RUP e al DL)
Anita Bianco (supp. al RUP e al DL)
Monica Vassallo (supp. Legale)
Angelo Capasso (supp. Contabile)
Gioacchino Gargiulo (supp. Contabile)
Raimondo Marrazzo (supp. Contabile)
Pasquale Spiezia (supp. strutture al DL)
Valeria Amoretti (indagini antropologiche)
Chiara Comegna (indagini archeobotaniche)
Chiara Corbino (indagini archeozoologiche)
Domenico Sparice (indagini vulcanologiche)
Affidatario lavori
COOPERATIVA ARCHEOLOGIA – SOCIETÀ COOPERATIVA (mandataria);
DE MARCO S.R.L., MINERVA RESTAURI S.R.L. (mandanti)
Stefano Coccia (Cooperativa Archeologia)
Roberta Bianchini (Cooperativa Archeologia)
Anna Panariello (Cooperativa Archeologia)
Andreamario Chiatroni (Cooperativa Archeologia)
Antonio Collazzo (Minerva Restauri)
Luca Vitelli (Minerva Restauri)
Pasquale de Marco (De Marco)
Michele Cuccovillo (De Marco)
Emanuele Pecorella (De Marco)
Luca Borsa (De Marco)
Prof. Massimo Mariani (consulente strutture)
Prof. Marco Giglio (consulente archeologia)