Presto, però, in seguito alla messa in luce di numerose evidenze archeologiche stratificatesi nel tempo, si è reso necessario allargare le indagini su gran parte del settore settentrionale del Foro, proprio per capire l’organizzazione ed evoluzione dell’intero piazzale e dei suoi edifici, nelle differenti fasi individuate, a partire dalle stratigrafie e dallo studio dei materiali che sono emersi nel corso delle indagini. Lo studio della stratigrafia e delle sequenze ceramiche stanno permettendo di definire maggiormente le sequenze cronologiche delle fasi del Foro che saranno maggiormente precisate nella prossima pubblicazione dello scavo. In questo breve articolo si anticipano le principali problematiche che lo scavo ha posto in essere.
Il Capitolium e il settore nord del foro. Nuovi dati a partire dalle indagini stratigrafiche
Gli scavi presso il Capitolium di Pompei rientrano nell’ambito di una convenzione stipulata tra l’Università di Catania e il Parco Archeologico di Pompei avviata nel 2020, volta a indagare l’area prospiciente l’edificio sacro, in prosecuzione con le ricerche iniziate da Enzo Lippolis nel 2017. In totale sono state effettuate tre campagne di scavo, a partire da settembre 2020 e fino a luglio 2022, alle quali hanno partecipato, oltre agli studenti di Catania, l’Università degli Studi del Molise, con Marilena Cozzolino, che ha eseguito a settembre 2020 le prospezioni geofisiche su tutta l’area del Foro (Caliò et al. 2021, pp. 156-157), e il Politecnico di Bari (Rocco, Livadiotti 2018), che si occupa dello studio dell’architettura del complesso santuariale e di questa area del Foro. Più in particolare, obiettivo delle indagini era quello di riportare alla luce l’altare già individuato da Maiuri negli anni Quaranta del secolo scorso (Maiuri 1973, p. 115; Gasparini 2009, pp. 32-35; Lippolis 2017, p. 130 e p.133), situato pochi metri a sud del Capitolium, studiarne l’architettura e la stratigrafia a esso correlata, nonché di capirne meglio il rapporto con l’edificio templare.