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La Casa della Caccia Antica (VII 4,48): nuove ricerche interdisciplinari e studi sulla colonizzazione lichenica

La Casa della Caccia Antica deve il suo nome al grandioso affresco con scena di venationes che si estende su una superficie di 40 mq sulla parete di fondo del viridarium (fig. 1); alla sua messa in luce, avvenuta il 2 novembre del 1834, assistettero anche i membri della casa reale borbonica:

“[…] le LL. MM. nostri Sovrani con loro Reale seguito, e S. A. R. il Principe Sebastiano Infante di Spagna con l’Augusta sua consorte, e S. A. R. il Principe di Salerno, onorarono questo Real sito. Innanzi alle Auguste presenze si è eseguito uno scavo nel giardino della sesta casa, a destra la strada della Fortuna, ove la parete destra e quella in testa del medesimo sonosi scoverte, ed ammiransi delle dipinture rappresentanti delle cacce di tori, tigri, orsi, ed altro, non che delle vedute di case, tempj e campagne” (Fiorelli 1862, p. 299). La dimora fu subito inserita tra le mete descritte nelle guide turistiche edite nei decenni centrali del XIX secolo (Vinci 1835; Breton 1955): la ricchezza e la ricercatezza del suo apparato decorativo attrassero numerosi artisti che riprodussero i vari ambienti (Amerio, Ercolin 2018). Celebri sono le vedute realizzate da Luigi Bazzani tra il 1879 e il 1916, compreso il ciclo commissionatogli dal Victoria & Albert Museum di Londra (Scagliarini, Coralini, Helg 2013). L’edificio, ormai completamente in luce nell’aprile del 1835 (Allison, Sear 2002, p. 14), si affaccia su via della Fortuna, all’angolo con vicolo Storto, con una fronte in possenti pilastri in tufo di Nocera: quelli che inquadrano le fauces presentano capitelli cubici (fig. 2), che concorrono a datare la cronologia del primo impianto alla metà del II secolo a.C. (Elia 2018 b). Il complesso mostra un impianto tradizionale e ripropone la canonica sequenza fauces-atriumtablinum 1-2-11 impostati sulla stessa direttrice prospettica (fig. 3). Alle spalle del tablinum si sviluppa lo pseudo peristilio 16, con colonne in tufo sui lati settentrionale e orientale: su questo si affacciano ambienti di rappresentanza (triclinium invernale, exedra 17-18) e di servizio. Il settore orientale ospita un vano con il lararium 9, oltre alla culina 7, associata alla piccola latrina 8 (Caracò, Guion 2018). A partire dal 2016 l’Università degli Studi di Torino (UniTO) e il Centro Conservazione e Restauro ‘La Venaria Reale’ (CCR) hanno avviato un articolato progetto di attività di ricerca e formazione (Elia, Meirano 2018; Elia, Cardinali 2020; Elia, Meirano, Cardinali 2021): l’edificio è stato infatti oggetto di un programma di indagini archeologiche, di documentazione e di diagnostica scientifica. Le operazioni sono state orientate alla definizione di un ampio piano della conoscenza, finalizzato anche alla realizzazione di un progetto di restauro.

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