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La Casa di Petronia (I 16, 5). Storia di un’abitazione del ceto medio tra il III sec. a.C. e il 79 d.C.

In questo contributo saranno illustrati i risultati delle indagini effettuate nella Casa di Petronia (I 16, 5), tra il 2020 e il 2023, nell’ambito del progetto di ricerca Modi d’abitare a Pompei in età sannitica: la casa ad atrio testudinato, dedicato a un tipo di abitazione caratteristico delle fasi preromane dell’abitato pompeiano, molto diffuso nel III e nel II sec. a.C. Diversamente dalle più note abitazioni di Pompei, la casa ad atrio testudinato presenta, nel settore anteriore, un atrio non molto spazioso, con le aperture verso gli altri ambienti distribuite solo su due lati e mancante del caratteristico sistema del compluvio/impluvio.

Tale tipo di atrio, infatti, non doveva presentare un’apertura (compluvio) al centro del tetto, ma doveva essere totalmente coperto, come indicato da Varrone e da Vitruvio (Varr., ling., v, 33, 16-162; Vitr., VI, 3, 2), che ci forniscono anche altre informazioni interessanti, come l’origine del nome, ricondotta da Varrone a una somiglianza con il carapace di una tartaruga, ‘testudo’ per l’appunto, o il criterio su cui si fonda la scelta di questo tipo di atrio, che, secondo Vitruvio, al suo tempo, sarebbe caratteristico di abitazioni in cui non vi è molto spazio a disposizione, case non particolarmente agiate dunque, proprio come documentato a Pompei, a partire dal periodo tardo-sannitico. La casa ad atrio testudinato, infatti, è il tipo abitativo maggiormente diffuso nella cittadina vesuviana nel III sec. a.C., quando viene scelto sia dal ceto medio che dall’élite, mentre, nel secolo successivo, comincia a essere utilizzato solo per la costruzione di abitazioni di livello medio e talvolta per case di modesto tenore, e non è più utilizzato come modello per nuove abitazioni all’inizio del I sec. a.C. (D’Auria 2020).

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