Le caratteristiche delle attività criminali di cui aveva notizia la Procura di Torre Annunziata e che dovevano essere pienamente accertate - vale a dire la realizzazione di una ramificata rete di tunnel e cunicoli ad oltre 5 metri di profondità, con saccheggio e distruzione parziale degli ambienti clandestinamente esplorati, nel sito della villa romana Imperiali di Civita Giuliana – richiedevano, infatti, accertamenti particolari e “dedicati”, che non potevano essere effettuati esclusivamente attraverso indagini di tipo tradizionale, bensì postulavano un’attività di investigazione sinergica che coniugasse le indagini di polizia giudiziaria con gli scavi archeologici di tipo scientifico.
L’innovativa esperienza investigativa maturata sul campo, nel sito di Civita Giuliana, è stata successivamente formalizzata attraverso la sottoscrizione nel 2019 di un protocollo in materia di indagini giudiziarie e archeologiche tra il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, rinnovato nel 2021, nel 2023 e nel 2025, tuttora applicato. Nell’agosto del 2017, a seguito di una segnalazione di scavi archeologici clandestini in atto presso il sito di Civita Giuliana, che, come accertato successivamente, erano in corso almeno dal 2009, la Procura della Repubblica di Torre Annunziata dava esecuzione ad un decreto di perquisizione locale e sequestro nei confronti dei componenti della famiglia Izzo, la cui abitazione era ubicata nei pressi della villa romana ivi esistente. [...]
La restituzione dell’affresco con Ercole che strozza i serpenti
Il 17 maggio 2023 la Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del MIC ha disposto l’assegnazione al Parco Archeologico di Pompei dell’affresco raffigurante Ercole, nell’ambito di una più ampia operazione che, come detto in precedenza, ha permesso il rientro in Italia di 129 reperti, nell’ambito del Protocollo siglato tra il District Attorney della Contea di New York e il Governo della Repubblica Italiana. Al momento della restituzione non era però possibile fare alcuna ipotesi sulla sua collocazione originaria.
Le indagini archeologiche 2023-2024
La rimozione della strada di Civita Giuliana, avviata nell’agosto 2023 (Zuchtriegel et al. 2024) in esecuzione di un’apposita ordinanza del Comune di Pompei, ha consentito di ampliare l’indagine archeologica, restituendo un’ulteriore porzione del settore servile meridionale della villa (Zuchtriegel et. al. 2024; Giletti 2023; Osanna, Toniolo 2022). Al di sotto degli strati preparatori della sede viaria, a una profondità compresa tra 40 e 50 cm rispetto all’attuale quota stradale, sono emerse strutture murarie pertinenti al piano superiore di tale corpo di fabbrica. La porzione settentrionale dell’area in esame risulta delimitata da un ambiente a pianta rettangolare la cui destinazione d’uso è legata a funzioni rituali, un possibile sacello dunque, orientato lungo l’asse est-ovest e accessibile tramite un unico ingresso aperto sul lato meridionale. La facciata esterna, completamente intonacata e dipinta di bianco, è caratterizzata da un ampio portale (m 2,65 × 2,75) sormontato da un timpano a rilievo. La differenza di quota tra la soglia d’ingresso e il piano di calpestio della corte era superata mediante una rampa di raccordo, che collegava il pavimento interno in cocciopesto al battuto terroso esterno. Dopo la rimozione di uno strato di terra superficiale è stato individuato un deposito cineritico che ha coperto completamente la falda del tetto: il rilievo archeologico ha consentito di documentare ogni tegola e ogni coppo di questa copertura che è stata successivamente rimossa. Al di sotto del rivestimento in laterizi e coppi sono state messe in luce le tracce lasciate dall’ordito in travi del tetto, il negativo e gli incavi pertinenti al sistema ligneo di sostegno di un sottostante controsoffitto. Sono stati dunque individuati i cunicoli clandestini realizzati lungo le pareti dell’ambiente: l’apertura e lo svuotamento dei cunicoli dei tombaroli ha consentito di comprendere dinamiche e modalità degli interventi di scavo clandestini, basati sostanzialmente su una rete di percorsi scavata nel banco cineritico dell’eruzione vesuviana, su più registri, lungo le pareti perimetrali dell’edificio. La sicurezza del passaggio dei cunicoli dei tombaroli era garantita da puntellature in tubi, giunti e tavole lignee, ancora presenti in loco. L’attività di depredazione dell’ambiente si è rivelata sistematica, così che della decorazione delle pareti interne del sacello sono rimaste solamente le campiture gialle, spoglie degli elementi ornamentali e figurativi, tutti asportati.
L’Ercole ritrovato. Nonostante la pervicacia dell’azione di scavo clandestino i pochi elementi della decorazione lasciati in situ hanno consentito di accertare la pertinenza alla decorazione del sacello del frammento di lunetta affrescata, con la rappresentazione di Ercole bambino che strozza i serpenti.
