La situazione appare parzialmente mutata in una mappa del 1827, nella quale un ulteriore arretramento verso nord del fronte di scavo permette di riconoscere con chiarezza le strutture murarie di tutti i vani dell’insula direttamente affacciati su via dell’Abbondanza (G. Marchese, Pianta degli Scavi di Pompei, 1827). A partire dal 1838 l’area fu, poi, interessata da un’importante ripresa delle indagini e una mappa del 1843 mostra l’insula ormai completamente esposta (G. De Sanctis, Pianta di Pompei, 1843; cfr. Pallecchi 2023). Finalizzati alla messa in luce delle strutture e al recupero dei reperti mobili di pregio, questi primi scavi rimossero, insieme ai materiali eruttivi, ai crolli delle strutture e agli arredi delle botteghe, anche gran parte delle pavimentazioni relative all’ultima fase di vita della città, che erano per lo più costituite da semplici battuti di malta, che forse non furono riconosciuti. Questa circostanza, che in certi casi impedisce la decodifica delle informazioni relative alla funzione e alle modalità di utilizzo delle botteghe nel 79 d.C., consente però di sviluppare uno scavo stratigrafico in profondità e in estensione e di rileggere con un buon grado di dettaglio la storia e l’evoluzione di quel tratto di città nei periodi precedenti (su questo tema, vedi già Pallecchi 2018; Pallecchi, Santoro 2019; Pallecchi 2020).
Pompei: il ruolo e l’uso del legno nell’insula VII 14. Dati dalle indagini archeologiche
A partire dal 2016, sulla base di un’apposita concessione ministeriale (DG 553nClass34.31.07/246.7 del 26 gennaio 2016, con relativi rinnovi), l’Università degli Studi di Genova è impegnata in un progetto di ricerca che interessa l’area delle botteghe dell’insula 14 della Regio VII (fig. 1). Si tratta di una zona piuttosto centrale nel tessuto urbano della città, allungata sul tratto di via dell’Abbondanza compreso tra le Terme Stabiane e il Foro. Come si evince dalla documentazione prodotta nei primi scavi, queste botteghe furono individuate nel corso del primo decennio del XIX secolo e furono, poi, scavate a più riprese nei due decenni successivi. Una mappa datata al 1 settembre 1810 mostra già in luce il tratto di via dell’Abbondanza prospiciente la strada, con la facciata dell’insula completamente esposta e il fronte di scavo solo leggermente arretrato rispetto ad essa.