Nella muratura, si legge chiaramente la chiusura di un ampio passaggio, che portava dal tablino in questo settore, nonché un varco più stretto a est. Lo stesso accade alle spalle della lavanderia (IX, 10, 2) dove viene realizzato un muro divisorio che separa il settore dell’atrio da quello del peristilio. Il nuovo muro di confine ingloba, infatti, tre colonne del braccio di un portico, mentre lo spazio residuo viene occupato da un quartiere termale con spazi di servizio e ambienti di soggiorno appena emersi e tuttora in corso di scavo.
Si deve dunque supporre che l’organizzazione planimetrica osservabile nell’ultima fase di vita del complesso, sia l’esito di una serie di ristrutturazioni delle due unità abitative affacciate su Via di Nola, riconvertite in case officine. Il contesto di scavo sembra suggerire che dietro le varie modifiche sia da immaginare l’iniziativa di un unico proprietario, forse lo stesso Aulo Rustio Vero, cui appartenevano le macine rinvenute nel pistrinum e al quale vanno ricondotti i programmi elettorali letti nel panificio stesso (Scappaticcio Zuchtriegel 2023). Rustio Vero, attraverso i suoi liberti, gestiva le due unità abitative ai civici 1-2 dell’Insula IX 10, riconvertite, come si è già accennato in un pistrinum ed una lavanderia, con annessi alloggi per lavoranti, schiavi ed altri membri della familia.
Con il prosieguo dello scavo verso sud si dispone di una prima serie di indizi che aiutano a comprendere lo sviluppo della struttura abitativa posta alle spalle delle due case ai civici 1-2. La metà meridionale dell’isolato si sviluppa una grande domus, in gran parte ancora sotto le coltri eruttive, ma di cui si riconoscono parte delle strutture, emerse durante i lavori per l’assetto idrogeologico del pianoro (Russo 2021, p. 185). In quella occasione sono emerse alcune porzioni in crollo delle murature della facciata della casa, con ingresso sulla via Mediana, ed il cantonale sud-orientale dell’isolato, con un ambiente decorato da stucchi. Si tratta di una grande casa di notevole livello, che ha restituito ambienti decorati da pitture di II stile, affacciati su di un grande peristilio, in una sistemazione architettonica databile alla metà del I secolo a.C. e che trova confronto a Pompei con altri importanti complessi privati. Analoghe e coeve soluzioni architettoniche sono, ad esempio, riscontrabili nella Casa del Labirinto (VI 11, 9-10), in cui “… l’enfasi attribuita alla zona affacciata sul peristilio indica come ormai fosse questo il settore in cui si concentravano tutti i simboli della potenza
e della raffinatezza degli abitanti della casa, più interessati a stupire i membri del proprio entourage che a impressionare la folla dei clientes quotidianamente ricevuti nel grande e un po’ antiquato atrio” (Pesando 1997, p. 79). In un ampliamento risalente alla prima metà del I secolo d.C. vennero aggiunti, alle spalle degli ambienti suddetti, come già anticipato, un quartiere termale e un grande salone con anticamera e passaggio servile, che vennero ad occupare il settore dei giardini/peristili delle due unità abitative poste ai civici 1-2.
Colpisce il fatto che anche qui, come nelle due case a N, nel momento dell’eruzione erano in corso importanti interventi di ristrutturazione, del tutto evidenti nei cumuli di materiale edilizio demolito accantonati in ogni ambiente finora indagato. Ma non solo: al di là dei lavori in corso, si nota, nella parte scavata, una certa incompiutezza della struttura, almeno se la si riporta ai criteri della casa canonica ad atrio e peristilio del livello più alto di Pompei. Così, per esempio, il grande oecus con pareti a fondo nero e una serie di vignette con figure mitologiche, si apre con un’ampia finestra a ovest, ricevendo in tal modo il sole pomeridiano.