Scavata nella prima metà del 1900, si tratta di un’abitazione che funzionava al momento dell’eruzione come un’officina probabilmente riferibile ad una bottega di un falegname, interpretazione suggerita dal rinvenimento di 14 scalpelli, alcuni martelli, una sega, due compassi, strumenti scrittori, una regula pieghevole lunga un piede romano (0,295 m) e diversi elementi per le rifiniture di mobili. L’edificio faceva già parte della vicina casa del Menandro di cui costituì, per lungo tempo, l’atrio secondario. Il ciclo pittorico visibile negli ambienti residenziali affacciati sul piccolo giardino porticato è di III stile e risale al periodo in cui l’abitazione faceva parte della Casa del Menandro; sulla parete nord del triclinio in un quadro è riconoscibile, probabilmente, l’episodio del suicidio di Sofonisba, nobile cartaginese figlia del re Siface, si suicidò per evitare l’umiliazione di essere ridotta in schiavitù.