Il primo impianto dell’abitazione (visibile dall'esterno) risale all’età Sannitica (II sec. a.C.) come testimoniato dai capitelli cubici del portale di ingresso, dove è conservato il mosaico pavimentale raffigurante un cane alla catena accucciato davanti ad una porta socchiusa, soggetto attestato a Pompei nelle decorazioni di età imperiale poiché simbolo della custodia della dimora.
L’atrio è interamente ricoperto da un pregevole tappeto musivo a cassettoni con animali policromi allusivi alla prosperità e due ritratti, uno maschile l’altro femminile, recentemente restaurati nell'ambito del Grande Progetto Pompei. Di livello elevato sono anche le decorazioni degli ambienti residenziali aperti sul peristilio: pavimenti con inserti di preziosi marmi e raffinati mosaici figurati, realizzati con piccolissime tessere policrome su supporti e collocati al centro di tappeti musivi. Quello del triclinio raffigura la buffa scena di pesca di sei pigmei, realizzato da un celebre atelier attivo nella città, un altro quadretto staccato e conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli rappresenta la scena di un asino che cede sotto il peso di un Sileno ebbro.
La casa è attribuita al panettiere Publius Paquius Proculus che divenne magistrato della città o, secondo altri, a Caius Cuspius Pansa, entrambi menzionati nei numerosi manifesti elettorali dipinti in facciata.
Data di scavo: 1911; 1912; 1923-1926.