Questo ripartitore idrico è posto nel punto più alto di Pompei (42 m) e, tramite il collegamento con l’acquedotto augusteo del Serino, nei pressi di Avellino, garantiva l’approvvigionamento di acqua a tutta la città. Il funzionamento della struttura permette di apprezzare l’elevato grado di sviluppo raggiunto dall'ingegneria idraulica antica: il castellum era occupato internamente da un grande bacino circolare, servito da una conduttura posta sul lato nord, e dotato di un sistema di saracinesche e di muretti frangiacqua, che regolamentavano la distribuzione idrica in base alle necessità. L’acqua, sfruttando la pressione di caduta, veniva da qui convogliata verso tre condotte poste a diverse altezze. Queste, se necessario, potevano essere chiuse con cunei di legno.
La struttura fu danneggiata dal terremoto del 62 d.C. e al momento dell’eruzione nel 79 d.C. non sembra essere stata in uso, come le quaranta fontane distribuite nella città.
Data di scavo: 1902.