Iscrizione a carboncino che cambia data eruzione
La recente scoperta dell’iscrizione a carboncino in un ambiente della casa con giardino - nell’ambito dei nuovi scavi della Regio V - supporta la teoria che la data dell’eruzione fosse a ottobre e non ad agosto.
La scritta è, infatti, datata al sedicesimo giorno prima delle calende di novembre, corrispondente al 17 ottobre e recita:
“XVI (ante) K(alendas) Nov(embres) in[d]ulsit pro masumis esurit[ioni] “
Il 17 ottobre lui indulse al cibo in modo smodato”
(Antonio Varone, archeologo)
o secondo un ‘altra lettura
"“XVI (ante) K(alendas) Nov(embres) in olearia / proma sumserunt [...]"
" Il 17 ottobre hanno preso nella dispensa olearia [...]"
(Giulia Ammannati,
Docente di Paleografia Latina –
Scuola Normale Superiore di Pisa)
L’iscrizione appare in un ambiente (atrio) della casa che all’epoca dell’eruzione era in fase di ristrutturazione, a differenza del resto della stanze già completamente rinnovate.
Proprio questi lavori presenti solo in alcune stanze rispetto al resto della casa , ci inducono a pensare che si trattasse di interventi in corso nell’anno dell’eruzione, negli ultimi mesi.
Inoltre, trattandosi di carboncino, fragile e evanescente, che non avrebbe potuto resistere a lungo nel tempo, è più che probabile che si tratti dell’ottobre del 79 d.C., una settimana prima della grande catastrofe che sarebbe, secondo questa ipotesi, avvenuta il 24 ottobre.
Questa scoperta avvalora la serie di testimonianze, letterarie e archeologiche, che, in passato, avevano già indotto gli studiosi ad ipotizzare l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. in un periodo autunnale.
Anzitutto le trascrizioni della famosa lettera di Plinio, di cui non si conserva l’originale, riportano il riferimento a mesi diversi (agosto, settembre, ottobre, novembre), una confusione che si generava inevitabilmente, di volta in volta, nell’atto della copiatura dei testi. Pertanto, la datazione del 24 Agosto, che ricorre in alcune edizioni, è tutt’altro che certa.
Durante gli scavi, inoltre sono stati rinvenuti numerosi reperti riconducibili al periodo autunnale: bracieri, frutta essiccata, tra cui noci, fichi, melograne, castagne e resti di vinaccia, segno della recente vendemmia. Anche i resti dell’abbigliamento riscontrati su alcuni corpi delle vittime dell’eruzione hanno fatto pensare ad un periodo diverso dall’estate.
Non ultimo, una moneta in argento con l’effige di Tito ed un’iscrizione che lo celebra imperatore per la quindicesima volta, fornisce, sebbene in parte deteriorata, sulla base di un confronto con testimonianze letterarie, un orizzonte cronologico preciso, sicuramente posteriore al mese di agosto del 79 d.C.”