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Civita Giuliana – Bollettino 2024 n. 01

La villa di Civita Giuliana: emerge un ambiente rappresentativo alle spalle del quartiere rustico, fortemente compromesso dagli scavi clandestini precedenti al 2017

Le indagini nel sito di Civita Giuliana sono attualmente concentrate nel settore nord- orientale del quartiere servile della villa, dove lo scavo in corso sta mettendo progressivamente in luce la presenza di nuovi corpi di fabbrica, che facevano parte della grande villa indagata sin dal 2017 in base a un protocollo d’intesa tra la Procura della Repubblica di Torre Annunziata e il Parco Archeologico di Pompei. Precedentemente, la villa era stata oggetto di un saccheggio sistematico da parte di scavatori clandestini, che operavano tramite un sistema di gallerie sotterranee e che nel frattempo sono stati condannati in primo grado.

Come mostrano le indagini in corso, alle spalle del quartiere rustico, sul lato Ovest, rivolto verso il Vesuvio, si estende un cortile-corridoio, limitato a Ovest da un altro fabbricato con un piano superiore, raggiungibile con una scala esterna, e a Nord da un ambiente rappresentativo. Esso e costituito da un solo piano ed è coperto da un tetto ad unica falda pendente verso sud. Presenta una fronte esterna completamente intonaca, dotata di un grande portale (2.65 x 2.75) e sormontata da una sorta di “timpano” a rilievo.

Davanti all’ingresso, impresse nel battuto terroso del cortile antistante sono evidenti tracce di carraie, il cui sviluppo verso nord sembrerebbe coincidere con una rampa di accesso all’ambiente, prevista alla base del grande portale. Sullo stesso cortile davanti al portale dell’ambiente a Nord, si apre una porta dal quartiere servile e una dal fabbricato Ovest, finora esplorato solo in minima parte.

Le indagini condotte invece all’interno dell’ambiente settentrionale con portale hanno svelato al di sotto del rivestimento in laterizi e coppi e delle tracce lasciate dall’ordito in travi del tetto, il negativo e gli incavi pertinenti al sistema ligneo di sostegno di un sottostante controsoffitto. Di questo si stanno mettendo in luce alcune porzioni, non crollate al momento dell’eruzione e risparmiate dai tunnel dei tombaroli, caratterizzate sull’interfaccia superiore dai vuoti lasciati dall’incannucciata al di sotto della quale era applicata la stesura d’intonaco.

L’apertura e lo svuotamento dei cunicoli dei tombaroli rintracciati, inoltre, consente di comprendere meglio dinamiche e modalità del loro intervento, fondato sostanzialmente su una rete di percorsi scavata nel banco cineritico dell’eruzione vesuviana su più registri lungo le pareti perimetrali dell’edificio. Il ritrovamento all’interno delle gallerie di puntellature in tubi, giunti e tavole lignee garantiscono la sicurezza del passaggio e il raccordo verticale tra i vari livelli di camminamento in prossimità delle superficie parietali, sulle quali i pochi avanzi di pannelli d’intonaco scampati al trafugamento ricordano la raffinatezza di un apparato pittorico di IV stile che, sormontato da cornici in stucco dipinte, avrebbe dovuto articolare l’allestimento decorativo dell’interno dell’edificio.

 

Gruppo di lavoro:

Rup: arch Raffaele Martinelli

Direttore Lavori: arch. Arianna Spinosa ,

Direttore Operativo strutture: ing. Vincenzo Calvanese

Direttore Operativo restauratore: dott.sse Paola Sabbatucci e Stefania Giudice

 Direttore Operativo archeologo: dott. Antonino Russo

 Supporti Ales arch, Maria Carmela Lombardo, arch. Mariapia Amore, arch. Alessandro Baldi

 

Ditte: Brigante Engineering e Archeorestauri

Operai: Andrea Coppola, Giuseppe Camillo, Domenico De Maio, Gabriele Ambrosino, Nunzio Riccio, Pasquale Amoroso

Restauratrice dott.ssa Antonella De Biasio

Rilevatore dott. Massimo Gravili

Archeologo dott. Federico Giletti