Case senza atrio a Pompei. Un nuovo esempio dalle ricerche in corso nell’Insula dei Casti Amanti
Per la generazione dei nostri nonni, il salotto, quale stanza di rappresentanza e di ricevimento, era una parte indispensabile di ogni abitazione ‘borghese’, ovvero di chi si riteneva a pieno titolo parte del c.d. ceto medio. Durante la generazione dei nostri genitori si cominciò a sperimentare con forme alternative dell’abitare, e non solo. I modelli del vivere insieme tradizionali venivano sottoposti a una profonda revisione, a cominciare dalla famiglia, dal matrimonio, dal rapporto tra genitori e figli. Oggi, la ‘cucina aperta’, che nel primo dopoguerra sarebbe sembrata una caduta di stile inammissibile per una ‘buona famiglia’, è del tutto normale; anzi, esprime un modo, non solo di organizzare lo spazio abitativo, ma dello stare insieme. Oggi, non ci si incontra solo per ‘mangiare insieme’, si socializza anche cucinando insieme. È un esempio di come la storia dell’architettura domestica sia indissolubilmente intrecciata con la storia culturale e sociale di una società. Quella romana, nel momento dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., aveva visto nella casa ad atrio il suo modello di riferimento da circa sei secoli. Lo spazio dell’atrio, con il tablino quale sala di ricevimento durante la salutatio mattutina e con trofei e ritratti della famiglia esposti nelle alae, era necessario per la messa in scena dell’elite romana, non meno della toga e delle congregazioni politiche e sacre negli spazi pubblici (Pesando 1997; D’Auria 2020). …leggi tutto